Tommaso d'Aquino

 

1. VITA
Tommaso dei conti di Aquino nacque a Roccasenna (presso Cassino) nel 1225 o 1226. Ebbe la sua prima educazione nel chiostro di Montecassino. Nel 1243 entrò, a Napoli, nell’ordine dei domenicani. Tommaso dedicò l’intera esistenza all’attività intellettuale e quando morì all’età di 48 o 49 anni, la sua opera era già vastissima.
Tommaso fu discepolo di Alberto Magno. Per questo continuò e portò a compimento il lavoro iniziato da Alberto: riformare l’aristotelismo per renderlo conciliabile con il cristianesimo. L’aristotelismo è considerato da Tommaso come lo strumento adatto per il compito della filosofia cristiana (comprensione della verità rivelata).
 

2. RAGIONE E FEDE
Pur affermando la distinzione tra ragione e fede, Tommaso crede in una loro armonica collaborazione. Infatti egli afferma che la ricerca filosofica basata sulla ragione non basta a conoscere e comprendere Dio: occorre che alla verità di ragione si aggiunga la verità di fede. La ragione, che procede autonomamente, può servire alla fede in tre diversi modi:
1. dimostra i preamboli della fede, cioè le verità di pura ragione alla base della fede, dimostra quindi che Dio esiste, che è uno, che ha quei caratteri e quegli attributi che possono essere ricavati dalla considerazione delle cose da lui create;
2. chiarisce con analogie e similitudini i misteri della fede;
3. difende la dottrina dalle argomentazioni contrarie.
Come già detto, la ragione è autonoma, ma quando entra in contrasto con la fede significa che, in qualche punto delle sue dimostrazioni, sta sbagliando oppure che è giunta a conclusioni non necessarie.
 

3. LE CINQUE «VIE»
Tommaso raccoglie e articola le sue prove (chiamate «vie») circa l’esistenza di Dio in cinque argomenti di fondo. Nel dimostrare l’esistenza di Dio Tommaso respinge le prove a priori (che partono da un concetto) come quella di Anselmo e accetta solo prove a posteriori (che partono dall’osservazione delle cose).
1. EX MOTU. La prima via è la prova cosmologica desunta dalla Fisica e dalla Metafisica di Aristotele. Essa parte dal principio che «tutto ciò che si muove è mosso da altro». Ora se ciò da cui è mosso a sua volta si muove, bisogna che anch’esso sia mosso da un’altra cosa e questa da un’altra. Ma non è possibile procedere all’infinito. Dunque è necessario giungere a un primo motore che non sia mosso da null’altro, e questo motore è Dio.
2. EX CAUSA. La seconda via è la prova causale. Nell’ordine delle cause efficienti non si può risalire all’infinito, altrimenti non vi sarebbe una prima causa e quindi neppure una causa ultima e cause intermedie: ci deve essere dunque una causa efficiente prima, che è Dio.
3. EX POSSIBILI ET NECESSARIO. La terza via è desunta dal rapporto tra possibile e necessario. Le cose possibili esistono solo in virtù delle cose necessarie: ma queste hanno la causa della loro necessità o in sé o in altro. Quelle che hanno la causa in altro rinviano a quest’altro, e poiché non è possibile procedere all’infinito, bisogna risalire a qualcosa che sia necessario di per sé e sia causa della necessità di ciò che è necessario per altro, e questo è Dio.
4. EX GRADU. La quarta via è quella dei gradi. Si trova nelle cose il meno e il più del vero, del bene e di tutte le altre perfezioni: vi sarà dunque anche il grado massimo di tali perfezioni e sarà esso la causa dei gradi minori. La causa dell’essere e della bontà di ogni perfezione è Dio.
5. EX FINE. La quinta via è quella che si desume dal governo delle cose. Le cose naturali, prive di intelligenza, appaiono tuttavia dirette a un fine, e questo non potrebbe essere se non fossero governate da un essere dotato di Intelligenza. Vi è dunque un Essere intelligente dal quale tutte le cose naturali sono ordinate a un fine e questo Essere è Dio.

 

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