Il genitivo


Il genitivo (genetivus casus) indica a chi o a che cosa deve essere riferito un nome della proposizione o l’azione del verbo. Il genitivo è quindi per eccellenza il caso del complemento che specifica il nome, ma più anche trovarsi direttamente collegato ad alcuni verbi, aggettivi e participi. In generale possiamo dire che esso svolge funzioni legate alla “specificazione” o “determinazione”.

Il genitivo di pertinenza

Il genitivo di pertinenza (o convenienza) indica a chi spetta, conviene o si addice un atteggiamento, un’azione o una qualità.
È usato in funzione predicativa con il verbo sum e in italiano si traduce con le espressioni “spetta a…”, “è dovere/compito di…”, “è proprio di…”, “è tipico di…”.
In queste espressioni si possono considerare sottintesi i sostantivi munus (compito), officium (dovere) e onus (responsabilità) o l’aggettivo proprium (proprio) dai quali dipende il genitivo di pertinenza:

Consulis est providere quid futurum sit.
È compito del console (spetta al console/è dovere del console) prevedere che cosa accadrà.

 

Quando la persona di cui è compito/dovere o a cui spetta qualcosa dovrebbe essere resa con un pronome personale, questa in latino è espressa con l’aggettivo possessivo neutro singolare (meum, tuum, nostrum, vestrum). Con la terza persona singolare e plurale si usano eius/illius, eorum/illorum (earum/illarum); se tale espressione si trova in una proposizione subordinata e si riferisce al soggetto della reggente si usa suum:

Est tuum videre quid agatur.
Spetta a te vedere che cosa si fa.

Parentes adfirmant suum esse vigilare.
I genitori affermano che è loro dovere vigilare (suum si riferisce a parentes, soggetto della reggente).

I verbi impersonali interest e refert

Le forme verbali interest e refert (interessa, importa) sono impersonali, cioè sono coniugate alla terza persona singolare. Esse si costruiscono nel seguente modo:
• la persona a cui qualcosa importa va in genitivo; per i pronomi personali di prima e seconda persona si usano le forme dell’ablativo singolare del possessivo mea, tua, nostra, vestra; per la terza persona si usa invece il genitivo dei pronomi determinativi o dimostrativi eius (illius), eorum, earum (illorum, illarum);
• la cosa che interessa non viene mai espressa con un sostantivo, bensì con un pronome neutro singolare al nominativo, con un infinito o una proposizione infinitiva, con una proposizione completiva costruita con ut/ne e il congiuntivo, con una proposizione interrogativa indiretta.

Illud mea maxime interest te valere.
Questo a me soprattutto importa, la tua salute (lett: che tu stia bene).

Quid Milonis intereat interfici Clodium?
Che cosa importava a Milone la morte di Clodio? (lett: che Clodio fosse ucciso)

 

Quanto una cosa importa può essere reso con avverbi (maxime, minime, parum ecc.), con aggettivi e pronomi neutri usati avverbialmente (multum, nihil, tantum ecc.) e con genitivi di stima (magni, parvi, tanti, pluris).


OSSERVA
• Nelle proposizioni infinitive e interrogative indirette, qualora vi sia identità di soggetto fra reggente e subordinata, si usa la forma pronominale sua:

Antonius adfirmavit illud sua interesse.
Antonio affermò che quello importava a lui.

 

• L’espressione “a tutti noi/voi importa” viene resa in latino con omnium nostrum/vestrum interest.

 

• Il fine per cui una cosa importa si rende con ad + accusativo:

Ad honorem nostrum interest quam primum ad urbem me venisse.
Per il nostro onore importa che al più presto io venga in città.

I verbi di memoria

MEMINI, REMINISCOR E OBLIVISCOR
I verbi memini, reminiscor (mi ricordo) e obliviscor (mi dimentico) reggono il genitivo della persona e preferiscono l’accusativo della cosa di cui ci si ricorda o ci si dimentica, pur ammettendo, in quest’ultimo caso, anche il genitivo; se però la cosa è espressa con un pronome o un aggettivo neutro, il caso richiesto è sempre l’accusativo.

Pueri, vestrorum parentum mementote!
Ragazzi, ricordatevi dei vostri genitori!

Omnia memenit Scyron Epicuri dogmata.
Scirione si ricorda di tutti i principi di Epicuro.

 


RECORDOR
Il verbo recordor (mi ricordo) vuole de + ablativo della persona e preferibilmente l’accusativo della cosa (ma anche il genitivo o de + ablativo):

Non sine magno dolore de te recordor.
Mi ricordo di te con grande dolore.

Externa libentius quam domestica recordor.
Ricordo più volentieri i fatti pubblici che quelli privati.

OSSERVA
• L’espressione mihi venit in mentem (mi viene in mente) si può trovare costruita impersonalmente con il genitivo della persona o della cosa ricordata o con un costrutto personale (con il nominativo di un nome di cosa o di un pronome neutro).

 


ADMONEO, MONEO, COMMONEO E COMMONEFACIO
Questi verbi, che significano “richiamare alla memoria altrui”, cioè “far ricordare”, “rammentare qualcosa a qualcuno”, si trovano costruiti con l’accusativo della persona cui si fa ricordare e de + ablativo (più raramente con il genitivo) della cosa ricordata; se però la cosa è espressa con un pronome o un aggettivo, si trova in accusativo:

De eo proelio vos invitus admonui.
Vi ho ricordato senza volerlo quel combattimento.

 

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