La proposizione completiva circostanziale


Le proposizioni completive sono subordinate che completano quanto viene espresso dalla proposizione reggente.
La proposizione completiva circostanziale o “di fatto” è una subordinata dichiarativa, così chiamata perché constata appunto un fatto, registra una circostanza o il compimento di un’azione. È introdotta da ut (se affermativa) oppure da ut non (se negativa). Presenta il verbo al congiuntivo presente o imperfetto per la contemporaneità rispetto alla reggente, al congiuntivo perfetto o piuccheperfetto per l’anteriorità.
In genere dipende:

• da verbi che indicano accadimento, come est ut… (si dà il caso che…); fit/accidit/evenit ut… (avviene che…); fieri (non) potest ut… (può/non può avvenire che…) ecc., usati in forma impersonale;

• da verbi che indicano conseguenza o risultato, come facio/efficio/perficio ut… (faccio si che…), committo ut… (do motivo di), usati sia in forma personale sia in forma impersonale (efficitur ut…, requitur ut…, consegue che); restat/superest/relinquitur ut… (resta che…), ex quo efficitur ut, sequitur ut, accesit ut (da ciò consegue che, ne deriva che), facere non possum quin (non posso fare a meno di);

• da alcune espressioni impersonali, generalmente formate dall’unione di sum con un pronome, un aggettivo neutro, un sostantivo o un avverbio, come reliquum est… (resta che…), optimum/verum/rectum est… (è cosa ottima/vera/giusta che…), novum/inauditum est… (è straordinario/inaudito che…), mirum/commune est… (è incredibile/cosa comune che…), meum/alicuius est… (è caratteristica mia/di qualcuno che…), locus est… (è il momento di…), mos/consuetud est… (è costume/abitudine che…), satis est… (basta/è sufficiente che…).

 

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