Il nominativo


Il nominativo (nominativus casus) è il caso del nome; ha  la funzione, cioè, di “nominare” una parola. Per quanto riguarda le sue funzioni logiche, il nominativo è il caso del soggetto e di tutto ciò che a esso si riferisce: attributo, apposizione, parte nominale, complemento predicativo del soggetto.
Come caso del nome, indipendentemente dalla funzione di soggetto, il nominativo è usato:
• nei titoli di opere, ma a volte si può trovare anche la preposizione de + ablativo; in qualche caso si trovano entrambe le costruzioni, dove il nominativo indica il protagonista dell’opera e de + ablativo il tema;
• nelle esclamazioni: Fabulae! (Storie!)
• nelle frasi nominali; cioè massime  e sentenze senza predicato: Summum ius, Summa iniuria! (Diritto perfetto, perfetta ingiustizia!)
 

Il doppio nominativo

In latino, la costruzione del doppio nominativo, cioè del soggetto accompagnato dal nome del predicato o dal complemento predicativo del soggetto, si trova rispettivamente con sum nel predicato nominale e con i verbi copulativi, ossia quei verbi impiegati con funzione analoga a quella della copula nel predicato nominale. Essi sono:
verbi intransitivi che indicano per lo più uno stato o una modificazione dello stato del soggetto, come appareo (appaio), fio (divento), maneo (rimango) videor (sembro), exito, evado (risulto, mi trovo a essere), nascor (nasco), morior (muoio), vivo (vivo) ecc.
• alcuni gruppi di verbi transitivi impiegati al passivo ossia i verbi appellativi, come appellor (sono chiamato), dicor (sono detto), salutor (sono salutato), i verbi elettivi, come creor (sono proclamato), nominor (sono nominato), eligor (sono eletto), i verbi estimativi, come ducor, existimor, indicor, putor, habeor (che significano in genere “sono ritenuto, sono stimato”) e alcuni verbi effettivi, come reddor (sono reso).


IL DOPPIO NOMINATIVO CON I VERBI SERVILI
La costruzione del doppio nominativo viene mantenuta anche quando i verbi sopra elencati si trovano all’infinito retti da un verbo servile, come possum (posso), debeo (devo), soleo (sono solito) ecc.
Se il verbo servile esprime volontà o desiderio come volo (voglio), nolo (non voglio), cupio (desiderio), si può trovare il costrutto dell’accusativo e infinito. In particolare, se c’è identità di soggetto tra il verbo servile e il verbo copulativo, si possono avere entrambi i costrutti. Se i soggetti dei due verbi sono diversi è ammesso solo il costrutto dell’accusativo e infinito.

La costruzione di videor

Il verbo videor (-eris, visus sum, videri), che morfologicamente è il passivo di video, corrisponde al verbo italiano “sembrare”, “parere”, in quanto “esser visto” equivale per significato a “esser ritenuto” o “dare l’impressione di..”.
Quando videor è impiegato come verbo copulativo, regge un complemento predicativo del soggetto:

Alexander mihi beatus videbatur.
Alessandro mi sembrava felice.

Se invece il verbo videor regge una proposizione infinitiva, può avere costruzione personale o impersonale.


LA COSTRUZIONE PERSONALE (NOMINATIVO O INFINITO)
In latino videor è spesso costruito personalmente. In questo caso abbiamo un soggetto in nominativo e videor concordato con esso in persona e numero seguito da un infinito (ovviamente i participi che entrano nella formazione dell’infinito perfetto passivo e dell’infinito futuro vanno anch’essi al nominativo). Eventuali complementi predicativi riferiti al soggetto si trovano al nominativo. Traducendo in italiano videor va riportato in forma impersonale, mentre il nominativo e l’infinito diventano il soggetto e il verbo della soggettiva:

Vos mihi beati esse videbamini
Mi sembrava che voi foste felici (lett. A me voi sembravate essere felici)

Come si vede dall’esempio, la lingua latina:
• utilizza come soggetto di videor  il soggetto della proposizione soggettiva italiana (Vos);
• concorda videor con il soggetto (videbamini);
• costruisce una proposizione dipendente infinitiva con l’infinito (esse), in cui tutti gli elementi  che si riferiscono al soggetto vanno in nominativo (beati);
• esprime in dativo la persona a cui sembra (mihi)

RICORDA
• Se la persona a cui sembra e il soggetto di videor coincidono, il dativo può essere sottinteso.
• Il dativo può, però, essere espresso anche con un pronome (sibi nelle terze persone).
• Quando il verbo videor ha costruzione personale ma è preceduto da un verbo servile, è quest’ultimo a essere concordato con il soggetto e videor si trova all’infinito.


LA COSTRUZIONE IMPERSONALE (ACCUSATIVO E INFINITO)
Videor si costruisce impersonalmente, come in italiano, cioè alla 3ᵃ persona singolare e regge l’accusativo e infinito, nei seguenti casi:
• quando è accompagnato da un aggettivo neutro, come iustum, utile, bonum ecc.; in tal caso è l’intera proposizione infinita a fungere da soggetto:

Absurdum videbatur Pisonem id ausum esse.
Sembrava assurdo che Pisone avesse osato questo

 

• quando è usato con  valore deliberativo nel significato di “sembrar bene”, “sembrar opportuno”:

Visum est miihi de senectute aliquid ad te conscribere.
Mi è sembrato opportuno scriverti qualcosa sulla vecchiaia.

 

• quando è accompagnato dall’infinito di un verbo impersonale (piget, pudet, interest ecc.):

Ducis hoc  referre videtur.
Sembra  che questo importi al comandante (refert è impersonale).

 

• quando videor si trova in una proposizione parentetica  (o incidentale), con valore deliberativo (sembrar bene, sembrar opportuno); la costruzione personale si trova invece quando non si sente il valore deliberativo:

Dividamus, si tibi videtur, iniuriam e contumelia.
Distinguiamo,  se ti pare (giusto), l’offesa dall’insulto.

 

• quando videor regge un verbo che dovrebbe andare all’infinito futuro ma che, mancando del supino, viene reso con la perifrasi  fore (o futurum esse) ut + congiuntivo, presente o imperfetto.

Nobis videtur fore ut numquam Paulus Latine loqui discat.
Ci sembra che Paolo non imparerà mai a parlare in latino.

La costruzione dei verba declarandi, sentiendi e iubendi

LA COSTRUZIONE PERSONALE
Come videor, anche con altri verbi usati al passivo (dicor, feror, perhibeor, trador, narror e simili) il latino usa generalmente la costruzione personale con il nominativo e l’infinito, mentre l’italiano preferisce la costruzione impersonale.

Eo in loco Ambiorix esse dicebatur.
Si diceva che Ambiorige fosse in quel luogo.

Come si vede dall’esempio, la lingua latina:
• usa come soggetto di dicor il soggetto della proposizione infinitiva italiana (ambiorix);
• concorda dicor con il soggetto (dicebatur);
• costruisce una proposizione dipendente infinitiva con l’infinito (esse) in cui tutti gli elementi che si riferiscono al soggetto vanno in caso nominativo.
I verbi latini che al passivo richiedono questa costruzione sono molti e in particolare:
• i verba declarandi e sentiendi, come dicor (si dice che io), negor (si dice ce io non), scribor (si scrive che io), habeor (si reputa che io), putor (si ritiene che io), feror (si narra che io), trador (si tramanda che io) ecc.
• i verbi iubendi, come iubeor (mi si comanda), cogor (mi si costringe), sinor (mi si lascia), prohibeor (mi si proibisce), vetor (mi si vieta) ecc.


LA COSTRUZIONE IMPERSONALE
I verba declarandi e sentiendi richiedono preferibilmente la costruzione impersonale, cioè la 3ᵃ persona singolare del verbo e l’accusativo e infinito, nei seguenti casi:
• nelle forme composte (perfetto e tempi derivati, come dictum est, traditum erat ecc.):

Traditum est Homerum caecum fuisse.
È stato tramandato che Omero fosse cieco.

 

• nella coniugazione perifrastica passiva (legendum est, putandum erat ecc.):

Ubi tyrannus est, ibi dicendum est nullam esse rem publicam.
Dove c’è un tiranno, là si deve dire che manca una qualsiasi forma di governo.

 

• nelle frasi incidentali:

Germani ad castra venerunt, ut dicebatur, sui purgandi causa.
I Germani si recarono nell’accampamento, a quanto di diceva, per giustificarsi.

 

I verbi iubendi, invece, anche in questi casi mantengono generalmente la costruzione personale.

 

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