Età ellenistica

 

1. POLITICA E SOCIETÀ
Per età ellenistica si intende il periodo seguito alla morte di Alessandro Magno, avvenuta nel 323 a.C. Con la scomparsa del conquistatore, il suo immenso impero finì per essere diviso in tre grandi regni: la Macedonia, l’Egitto e l’Asia. Oltre questi si formarono alcuni stati minori a Pergamo e a Rodi. Questi regni presentano simili strutture economico-sociali e forme analoghe di vita e pensiero. In tal modo, prende avvio una vera e propria civiltà, chiamata ellenistica. Il trionfo di questo nuovo mondo storico-politico coincide con la crisi delle poleis. Infatti l’inglobamento delle poleis al regno macedone porta conseguenze politiche, economiche e sociali:
CONSEGUENZA POLITICA. Le poleis perdono la loro libertà e vedono la fine dell’antica democrazia assembleare. Al “cittadino” dell’età classica della Grecia è subentrato il “suddito” dell’età ellenistica, in quanto la nuova realtà politica è costituita da una serie di monarchie accentratrici e orientaleggianti.
CONSEGUENZA ECONOMICA. La produzione orientale, al contrario di quella greca, è basata sulla manodopera schiavista. L’aprirsi dei mercati a Oriente contribuisce, quindi, all’ingigantirsi del fenomeno della schiavitù e determina, soprattutto in Grecia, un processo di decadenza politica e di impoverimento economico di quei ceti di liberi lavoratori – contadini, artigiani ecc. – che, nell’età classica, avevano avuto un ruolo fondamentale nel processo che portò alla nascita della democrazia (infatti lottarono contro l’aristocrazia per il governo dello Stato e una delle conseguenze di questa lotta fu proprio la nascita della democrazia).
CONSEGUENZA SOCIALE. Nasce un nuovo ceto sociale, costituito dai “nuovi ricchi”: i produttori di beni atti a soddisfare il raffinato tenore di vita delle corti e delle aristocrazie, gli appaltatori che lavorano per lo Stato in opere pubbliche, i grandi mercanti, gli speculatori commerciali che compiono operazioni commerciali ed economiche intese a ricercare un guadagno. Pur accumulando talora fortune notevoli, questi ceti non godono dei privilegi sociali di cui è beneficiaria la tradizionale aristocratica terriera, la quale, nonostante la diminuita potenza politica, rimane la classe più forte della società. Intanto si accentua sempre di più la separazione tre i ceti ricchi e privilegiati da un lato e i ceti poveri dall’altro. La separazione tra i vari ceti è un’altra caratteristica della società ellenistica.
Un simile quadro socio-politico genera una tendenziale frattura tra individuo e collettività, che si concretizza in un senso di “estraniazione” dai temi della politica e della vita pubblica in generale. Soprattutto in Grecia, lo sradicamento dalla polis e il tramonto della città come punto di riferimento dei valori producono il disinteresse del suddito nei confronti della dimensione comunitaria dell’esistenza.
 

2. CULTURA E SCIENZA
Nel nuovo ambiente storico, caratterizzato dalla scissione tra individuo e società, l’intellettuale può seguire due strade:
1. Dedicarsi a temi etici-esistenziali con lo scopo di indicare all’uomo la strada della virtù che porta alla felicità;
2. Dedicarsi a una serie di ricerche specializzate.
La prima strada è seguita per lo più dai filosofi greci, mentre la seconda dai dotti alessandrini.
Come sappiamo, la storia greca si divide in tre età: l’età arcaica, l’età classica e l’età ellenistica. Nell’età classica i grandi filosofi trattavano con perizia anche di matematica, fisica e scienze naturali, quindi lo scienziato era anche un filosofo. Nell’età ellenistica, invece, i filosofi trascurano le indagini scientifiche dedicandosi alle interpretazioni generali dell’universo (= cosmologia), dei problemi legati alla conoscenza (= gnoseologia) e dell’etica. Mentre gli scienziati manifestano la propensione a occuparsi di problemi specifici. Tale divorzio trova riscontro anche nella dislocazione geografica della cultura, che fa capo a due centri: Atene, antica sede di studi filosofici, e Alessandria, nuovo centro di ricerche scientifiche. La scienza, comunque, pur mantenendosi lontana dalle tematiche  filosofiche sul piano dei contenuti, non è priva di uno sfondo filosofico, in quanto gli scienziati si servono del bagaglio concettuale metodologico elaborato dai filosofi greci dell’età classica.
 

3. FILOSOFIA
Anche se la cultura ellenistica nasce soprattutto ad Alessandria e in altri centri dell’Asia, la Grecia mantiene la sua importanza per due motivi:
• L’ellenismo rappresenta lo sviluppo della cultura greca nel mondo;
• Atene rimane la patria della filosofia.
Alla filosofia si chiedono sostanzialmente due cose:
1. una visione unitaria e complessiva del mondo;
2. una trattazione di temi etici-esistenziali, infatti, gli interrogativi dominanti di questo momento storico sono quelli esistenziali, riguardanti il destino individuale.
Perduta la fiducia in una razionalizzazione della vita sociale, al filosofo greco rimane solo il desiderio di venire incontro alle inquietudini dell’individuo, aiutandolo a guarire dai mali della vita. Per questo il filosofo viene ad assolvere il compito “consolatorio” analogo a quello delle religioni, poiché si propone di condurre gli uomini alla salvezza personale.
La filosofia ellenistica ha quattro caratteristiche: dogmatismo, settarismo, orientalismo e cosmopolitismo. Le varie “scuole” di questo periodo sono circoli chiusi, come vere e proprie sette (SETTARISMO), in cui le dottrine dei maestri vengono considerate dogmi, cioè verità indiscutibili (DOGMATISMO) e i maestri stessi vengono venerati come divinità. Queste caratteristiche delle scuole filosofiche derivano dall’influenza della mentalità orientale (ORIENTALISMO) che porta a tre conseguenze:
1. cambiamento del compito della filosofia: la filosofia non ha più lo scopo di ricercare la verità, ma piuttosto ricerca una via che conduca gli uomini alla pace dell’anima dando, quindi, indicazioni etiche;
2. venerazione dei maestri come se fossero divinità;
3. rassegnazione di fronte al mondo: il filosofo di età ellenistica non vuole cambiare il mondo sapendo che non si può influire su esso.
Infine i filosofi ellenistici perdono qualsiasi legame con lo Stato ed aspirano all’unità dei popoli: essi si sentono “cittadini del mondo” (COSMOPOLITISMO).
La filosofia del periodo ellenistico è fondamentalmente costituita da tre indirizzi diversi:
• lo stoicismo, cosiddetto dal Portico dipinto in cui era situata ad Atene la scuola fondata da Zenone di Cizio;
• l’epicureismo, che è la dottrina della scuola fondata ad Atene da Epicuro;
• lo scetticismo, che non fu una scuola in senso stretto, ma l’indirizzo seguito da scuole filosofiche diverse.
Questi tre indirizzi diversi hanno lo stesso scopo: quello di garantire all’uomo la tranquillità dell’animo. Esse ritengono che il fine dell’uomo sia la felicità e che la felicità consista nell’assenza di turbamento e nell’eliminazione delle passioni che sono causa di sofferenza.

 

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