La proposizione interrogativa indiretta


L’interrogativa indiretta è un proposizione completiva dipendente da verbi o espressioni verbali che significano “chiedere, domandare, sapere, non sapere”. Mentre in italiano questa subordinata si può trovare anche all’indicativo, in latino presenta sempre il verbo al modo congiuntivo.
La proposizione interrogativa indiretta può essere, come la diretta, semplice o disgiuntiva (o doppia).

 

Quella semplice in genere è introdotta da pronomi, aggettivi o avverbi interrogativi. Se questi mancano, sono impiegate le seguenti particelle:
-ne (enclitica), num (se) = in previsione di risposta incerta;
nonne (se non) = in previsione di risposta affermativa;
num (se) = in previsione di risposta negativa.

 

Le interrogative indirette disgiuntive usano le stesse particelle delle interrogative dirette: utrum … an (o); -ne (enclitica) … an; nessuna particella … an. L’espressione disgiuntiva “o no” viene espressa da necne.

 

Inoltre anche la proposizione interrogativa indiretta può essere:
reale se, sotto forma di domanda, esprime un’incertezza, un dubbio, per il quale chi interroga attende una risposta che ignora;
retorica, quando, sebbene si presenti sotto forma di domanda, già sottintende una risposta affermativa o negativa e, pertanto, equivale di fatto a un’enunciazione;
enfatica, quando presenta il verbo all’infinito (infinitum indignantis) perché sottintende un verbo di opinione.

 

Scarica questi appunti in pdf: