Samuel Taylor Coleridge

LIFE (1772 - 1834)
Samuel Taylor Coleridge was born in Devon in 1772. A precocious and brilliant schoolboy,  he went to Cambridge in 1791. In 1794 he left Cambridge without a degree. In 1797 he met the poet William Wordsworth with whom he began a close friendship and an intensive creative partnership which culminated in the publication of Lyrical Ballads in 1798. In the same year they travelled to Germany where Coleridge studied the poets of German Romanticism. On their return, he moved to the Lake District to be near Wordsworth. Coleridge had been afflicted with sever rheumatism since childhood and over the years he had become addicted to opium. From 1804 to 1806 he settled in Malta, in the vain hope of recovering his health. Back from Malta he devoted himself to lecturing. He died in 1834.


ACHIEVEMENT
Samuel Coleridge is another major figure of the so-called “first-generation Romantics”. He is the poet who pursued the Romantic spirit of wonder by introducing supernatural or fantastic events into poetry. 1797 and 1798 are regarded as Coleridge’s golden period as a poet, the time when he wrote his masterpiece, The Rime of the Ancient Mariner (included in Lyrical Ballads) and the unfinished poems Kubla Khan and Christabel.

The Rime of the Ancient Mariner

This poem is a literary ballads. The ballad is a traditional form of early folk poetry that was transmitted orally from generation to generation. It deals with comedies and tragedies of life: love, death, heroic or supernatural events. Coleridge’s use of this form reflects the Romantics’ interest in the Medieval period as opposed to the 18th century writer’s interest in the themes and forms of the classics. 
This ballad is the story of a crime and its punishment told by the protagonist himself, an old mariner condemned to expiate his crime by travelling constantly from land to land telling his story and teaching, through his example, love and reverence for all God’s creatures.

Traduzione

Sommario
Come una nave, avendo inizialmente navigato verso l’equatore, fu spinta da tempeste nella fredda regione verso il Polo Sud; come il vecchio marinaio crudelmente e con disprezzo per le leggi dell’ospitalità uccise un uccello marino e come fu seguito da molte strane punizioni; e in che modo ritornò al suo paese.

Parte 1

(Un vecchio marinaio incontra tre giovani invitati a una festa di nozze, e ne trattiene uno)

È un vecchio marinaio,
e ferma uno dei tre.
“Per la tua lunga grigia barba e l’occhio scintillante,
ebbene, perché mi fermi?
Le porte dello sposo sono spalancate, 
e io sono parente stretto;
gli invitati sono giunti, la festa è iniziata:
puoi sentire l’allegro frastuono.”

(Il convitato è affascinato dall’occhio del vecchio uomo di mare, e costretto ad ascoltare il suo racconto)

Lo tiene con la sua scarna mano,
“C’era una nave,” disse. 
“Stammi lontano! giù le mani, vagabondo dalla barba grigia!”
Subito la sua mano fece cadere.
Lo trattiene con il suo occhio scintillante -
il convitato stava immobile,
e ascolta come un bambino di tre anni: 
la volontà del marinaio è fatta.
Il convitato sedette su un masso
non ha altra scelta che ascoltare;
e così continuò a parlare quel vecchio,
il marinaio dagli occhi scintillanti. 
“La nave fu salutata, il porto lasciato,
allegramente scendemmo
sotto la chiesa, sotto la collina
sotto la cima del faro.

(Il marinaio racconta come la nave salpò verso sud con favorevole vento e bel tempo, finché raggiunse l’equatore)

Il sole si levava a sinistra, 
fuori dal mare usciva!
E brillava luminoso, e sulla destra
si rituffava in mare.
Sempre più alto ogni giorno,
fin sopra l’albero maestro a mezzogiorno -, 
il convitato a questo punto si batté il petto,
perché sentiva il forte suono del fagotto.

(Il convitato sente la musica nuziale; ma il marinaio continua il suo racconto)

La sposa è entrata nella sala,
è rossa come una rosa;
dondolando il capo davanti a lei vanno 
gli allegri musicanti.
Il convitato si batté il petto,
eppure non può fare a meno di ascoltare;
e così continuò a parlare quel vecchio,
il marinaio dagli occhi scintillanti. 

(La nave spinta da una tempesta verso il Polo Sud)

“E a questo punto la tempesta arrivò, e
fu tiranna e forte:
ci colpì con le sue improvvise ali,
e ci cacciò verso sud.
Con inclinati alberi e beccheggiante prua, 
come chi inseguito da urla e colpi
ancora calpesti l’ombra del suo nemico,
e in avanti pieghi la testa,
la nave andava veloce, forte tuonava la tempesta,
e verso sud sempre fuggivamo. 
E a questo punto arrivarono sia la nebbia sia la neve,
e faceva straordinariamente freddo:
e blocchi di ghiaccio, alti quanto l’albero maestro, ci galleggiavano vicino,
verdi come lo smeraldo.

(La terra del ghiaccio e di spaventosi rumori dove nessun essere vivente si scorgeva)

E attraverso i blocchi galleggianti le innevate rocce 
emanavano un tetro bagliore:
né forme di uomini né di bestie avvistammo
il ghiaccio era dovunque.
Il ghiaccio era qui, il ghiaccio era là,
il ghiaccio era tutto intorno: 
crepitava e ringhiava, e ruggiva e ululava
come rumori in uno svenimento!

(Finché un grande uccello marino, chiamato albatro, apparve tra la bruma nevosa, e fu accolto con grande gioia e ospitalità)

Alla fine incrociammo un albatro,
attraverso la nebbia apparve;
come se fosse stata un’anima cristiana, 
lo salutammo nel nome di Dio.
Mangiò il cibo che non aveva mai mangiato
e intorno di continuo volava.
Il ghiaccio si spaccò con boato di tuono;
il timoniere ci guidò lì in mezzo. 

(Ed ecco! L’albatro si rivela un uccello di buon augurio, e segue la nave mentre ritorna verso nord tra la nebbia e il ghiaccio galleggiante)

E un benigno vento del sud si levò a poppa;
l’albatro ci seguiva,
e ogni giorno, per cibo o per gioco,
arrivava al richiamo del marinaio!
Nella nebbia o tra le nuvole, sull’albero o sulla vela, 
si appollaiò per nove sere;
mentre per tutta la notte, attraverso la nebbia fumosa bianca,
luccicava la luce bianca della luna.”

(Il vecchio marinaio in modo inospitale uccide il pio uccello di buon augurio)

“Dio ti salvi, vecchio marinaio!
dai demoni che ti tormentano così! - 
Perché fai quella faccia?” - “Con la mia balestra
ho ucciso l’albatro”.

 

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