Parte I - Diritti e doveri dei cittadini

 

La Costituzione consacra i diritti e i doveri dei cittadini nella Parte I (artt. 13-54), distinguendo in quattro titoli i rapporti civili, etico-sociali, economici e politici seguendo la teoria dei diritti pubblici soggettivi enunciata da Jellinek: lo status libertatis rappresenta la pretesa giuridica che ha l’individuo al riconoscimento di tale condizione e al divieto per lo Stato di violarla mediante provvedimenti autoritativi illegittimi.
La nostra Carta costituzionale non solo prevede un ampio e generalizzato riconoscimento dei diritti e delle libertà fondamentali, ma ha creato una serie di meccanismi di tutela che impediscono a qualsiasi potere o autorità un loro ridimensionamento o limitazione.
Tali strumenti sono:

- la rigidità della Costituzione, per effetto della quale è previsto un procedimento «aggravato» per la loro stessa revisione, al fine di evitare modifiche o cancellazioni dei principi fondamentali senza una ampia base di consensi;

- la riserva di legge e di giurisdizione: la prima per riservare alla sola legge, con esclusione di tutte le altre fonti, la relativa disciplina; la seconda per riservare al giudice la decisione delle controversie sull’applicazione di tali principi. In tal modo si sottraggono o si limitano le possibilità di intervento delle autorità diverse dal potere legislativo sull’esercizio dei diritti tutelati;

- l’obbligo della pubblica amministrazione di organizzarsi in base ai principi di buon andamento, legalità, imparzialità e di pareggio del bilancio (art. 97 Cost.), che indirizzano l’autorità amministrativa ad agire nel rispetto della legge;

- il riconoscimento (a tutti) del diritto di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi (art. 24 Cost.), cioè, di potersi rivolgere ad un corpo di giudici indipendenti e imparziali, soggetti solo alla legge (artt. 101 e 104 Cost.);

- la possibilità di chiedere alla Corte costituzionale il sindacato di legittimità costituzionale delle leggi, assicurando così la preminenza della Costituzione (e dei valori in essa riconosciuti) sulle fonti di rango inferiore.

Da più parti si auspica una riforma del sistema di giustizia costituzionale orientata anche al riconoscimento di un ricorso individuale diretto alla Corte costituzionale per la tutela dei diritti costituzionali non solo avverso gli atti legislativi, ma anche gli atti regolamentari, amministrativi o giurisdizionali. Questa nuova forma di accesso, già sperimentata in altri ordinamenti, avrebbe il merito di rafforzare la tutela dei diritti costituzionali, attribuendo alla Corte costituzionale il ruolo di vero e proprio Tribunale supremo delle libertà.