Sinistra hegeliana e Feuerbach

 

1. DESTRA E SINISTRA HEGELIANA
Alla morte di Hegel, i suoi numerosi discepoli si divisero in due correnti, chiamate da David Strauss Destra e Sinistra hegeliana. La spaccatura fu dovuta al diverso atteggiamento assunto dai discepoli di fronte due questioni: la questione politica e la questione religiosa.
QUESTIONE POLITICA. La Destra, rifacendosi al secondo caposaldo dell’hegelismo, che sostiene l’identità fra realtà e ragione, assume un atteggiamento conservatore nei confronti delle istituzioni politiche esistenti. Invece la Sinistra, appellandosi al principio della dialettica, assume un atteggiamento rivoluzionario, ammettendo che non tutto ciò che esiste è razionale e che bisogna quindi abbattere le istituzioni politiche contemporanee per istituirne nuovi più razionali.
QUESTIONE RELIGIOSA. Hegel aveva sostenuto che religione e filosofia esprimono un medesimo contenuto, cioè una medesima verità, in due forme distinte, in quanto la prima esprime quel contenuto nella forma della «rappresentazione» e la seconda nella forma del «concetto». Una dottrina di questo tipo poteva dar luogo a due antitetiche impostazioni. La prima era propria della Destra che insisteva sull’identità di contenuto tra religione e filosofia e che concepiva l’hegelismo come espressione razionale del cristianesimo. La seconda era propria della Sinistra che insisteva sull’inconciliabilità tra religione e filosofia.
Leader della Sinistra hegeliana è Feuerbach.
 

2. FEUERBACH
Ludwing Feuerbach nacque il 28 luglio 1804 a Laudshut in Baviera e morì a Rechenberg il 13 settembre 1872. Scolaro di Hegel a Berlino, si vide troncare la carriera universitaria dall’ostilità incontrata dalle idee sulla religione esposte in uno dei suoi primi scritti. Dapprima hegeliano fervente, Feuerbach si staccò in seguito dall’hegelismo e tale distacco è segnato dallo scritto Critica della filosofia hegeliana (1839). Nel 1841 pubblicò la sua opera fondamentale, L’essenza del cristianesimo, alla quale seguì nel 1845, altrettanto importante, L’essenza della religione.
La filosofia di Feuerbach ha come presupposto una critica radicale della maniera idealistico-religiosa di rapportarsi al mondo; maniera che, secondo Feuerbach, consiste in uno stravolgimento dei rapporti fra soggetto e predicato, concreto e astratto, causa ed effetto, pensiero ed essere. Quindi l’idealismo offre una visione rovesciata delle cose, in cui ciò che viene realmente prima (il concreto, la causa) figura come ciò che viene dopo, e ciò che viene realmente dopo (l’astratto, l’effetto) figura come ciò che viene prima. Feuerbach si propone di capovolgere ciò che l’idealismo aveva capovolto.
Questo rapporto rovesciato si trova anche nella religione, dove Dio (l’astratto) crea l’uomo (il concreto). Feuerbach afferma che non è Dio ad aver creato l’uomo, ma è l’uomo ad aver creato Dio che risulta essere la proiezione e l’oggettivazione delle qualità umane, in particolare di quelle perfezioni caratteristiche della specie umana, che sono la ragione, la volontà e il cuore. Per questo la teologia e segretamente antropologia.
Appurato che Dio è l’essenza dell’uomo personificata, Feuerbach si chiede come sia nata nell’uomo l’idea di Dio e fa alcune ipotesi:
• l’uomo, a differenza dell’animale, ha coscienza di se stesso non solo come individuo, ma anche come specie: come individuo si sente limitato, finito, impotente; come specie si sente illimitato, infinito, potente. Da ciò la figura di Dio come personificazione immaginaria delle perfezioni della specie.
• nell’uomo è presente una contraddizione tra volere e potere: nel volere l’uomo è illimitato, libero, onnipotente; nel potere egli è condizionato, dipendente, limitato. L’uomo cerca di superare tale contraddizione e lo fa costruendosi una divinità in cui tutti i suoi desideri appaiono realizzati.
• per le prime religioni sono nate dalla consapevolezza dell’uomo di dipendere dalla natura e ciò l’ha spinto ad adorare quelle cose senza le quali egli non potrebbe esistere: la luce, l’aria, l’acqua e la terra.
Qualunque sia l’origine della religione, è certo secondo Feuerbach che essa costituisce una forma di alienazione, intendendo con questo termine quello stato patologico per cui l’uomo, scindendosi, aliena e poi oggettiva parte di sé in una realtà fuori di sé, ovvero Dio.  Secondo Feuerbach è ormai giunto il tempo dell’ateismo, vale a dire della riappropriazione, da parte dell’uomo, della propria essenza alienata (cioè dei predicati positivi che egli ha proiettato fuori di sé in Dio). Detto altrimenti, ciò che nella religione è soggetto deve ridiventare predicato.
Nella critica ad Hegel, Feuerbach utilizza la formula teologia mascherata o razionalizzata per sottolineare come l’idealismo hegeliano sia nient’altro che la traduzione, in termini “speculativi”, della religione cristiana. La critica ad Hegel equivale alla fondazione di una nuova filosofia incentrata sull’uomo. L’ateismo infatti non ha solo un carattere negativo, ma ha anche un carattere positivo, in quanto propone una nuova divinità: l’uomo. La nuova filosofia, o «filosofia dell’avvenire», è un umanesimo naturalistico: umanesimo poiché fa dell’uomo l’oggetto e lo scopo del discorso filosofico, naturalistico perché fa della natura la realtà primaria da cui tutto dipende, comprese l’uomo.
Tale filosofia finisce per risolversi in una forma di filantropia: dall’amore per Dio all’amore per l’uomo, dalla fede in Dio alla fede nell’uomo.

 

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