La proposizione relativa


La proposizione subordinata relativa, collegata alla reggente attraverso pronomi relativi o relativi-indefiniti (quis, quisquis, quisumque), aggettivi relativi (qui, qualis, quantus) o avverbi relativi (ubi, quo, unde), si divide in proprie e improprie a seconda della funzione che svolgono nel periodo:
• Le relative proprie svolgono nel periodo la stessa funzione che nella frase viene svolta dall’attributo o dall’apposizione, ossia specificare un termine della reggente. Se una relativa propria fornisce un’informazione indispensabile per la comprensione del senso generale della frase si dice necessaria, altrimenti è detta accessoria.
• Le relative improprie svolgono la medesima funzione dei complementi ed equivalgono pertanto a della proposizioni circostanziali (o complementari indirette o avverbiali): a seconda del contesto, infatti, il pronome o avverbio relativo fa le veci di una congiunzione finale, consecutiva, causale ecc.

 

LE RELATIVE PROPRIE

LE RELATIVE PROPRIE ALL’INDICATIVO
Le relative proprie presentano il verbo al modo indicativo:
• quando esprimono un fatto certo, reale;
• quando sono introdotte da pronomi o avverbi raddoppiati, oppure uscenti in -cumque, come quisquis, quotquot, quicumque, ubicumque ecc.
Le relative si presentano inoltre all’indicativo:
• quando si possono tradurre con un sostantivo: ii qui legunt (i lettori), la quae terra gignit (i prodotti della terra);
• quando hanno il valore di proposizioni incidentali e costruzioni analoghe.

LE RELATIVE PROPRIE AL CONGIUNTIVO
Le relative proprie presentano il verbo al modo congiuntivo:
• quando esprimono il pensiero non di chi parla o scrive, bensì di un altro (congiuntivo obliquo), che generalmente è il soggetto della proposizione reggente: sono le cosiddette relative oblique;
• quando subiscono l’attrazione modale, perché dipendenti da un verbo al congiuntivo o all’infinito, e sono necessarie a completare il senso della reggente;
• quando hanno un valore eventuale, cioè non descrivono un fatto reale, ma ne ipotizzano uno possibile (congiuntivo eventuale).

 

LE RELATIVE IMPROPRIE
Le proposizioni relative improprie (o avverbiali) svolgono nel periodo la funzione di un complemento indiretto o di un avverbio. Esse presentano il verbo al modo congiuntivo e hanno una sfumatura di volta in volta finale, consecutiva, causale ecc.
Rispetto alla consecutio temporum, si comportano come le proposizioni di cui assumono il valore. Le proposizioni relative possono, dunque, essere:
finali (qui = ut ego, tu, is);
• consecutive (qui = ut ego, tu, is); sono pure di natura consecutiva le relative introdotte da sunt qui, reperiuntur qui, exsistunt qui (si trovano alcuni che); ego sum qui (io sono tale che); nemo est qui (non c’è nessuno che); nihil est quod (non c’è nulla che); dignus/indignus/aptus/idoneus qui (degno di/indegno di/adatto a) ecc.
causali (qui = cum/quod ego, tu, is);
condizionali o ipotetiche (qui = si quis); corrispondono a una protasi di periodi ipotetico di primo, secondo o terzo tipo;
concessive (qui = quamvis ego, tu, is);
• limitative, spesso sono accompagnate da quidem o modo (almeno) e presentano il congiuntivo con valore proprio, svincolato dalla consecutio temporum;
avversative (qui = cum ego, tu, is).

 

Scarica questi appunti in pdf: